Sul racconto dei fatti non dirò nulla: il titolo è sufficiente, lo stupore non può placarsi, il silenzio è l'unica cosa che esprimo.
Gli spunti di riflessione generale e "lati" sono invece tanti, dopo l'emozione del momento. Intanto si sdogana finalmente l'esistenza reale di un estremismo legato a motivi religiosi di matrice cristiana. Infatti, nonostante ovviamente l'aspetto "psicopatico" del gesto dell'assassino norvegese, non si può più far finta che nel mondo occidentale non esistano gruppi estremisti - di destra cristiana fondamentalista - che inneggiano all'isolazionismo, alla "purezza" delle razze, all'incomunicabilità fra popoli e civiltà diverse. Gruppi che negano ogni forma di integrazione e che negano quindi la storia stessa dell'uomo, soprattutto dell'uomo europeo: dunque negano il concetto stesso di Europa così come abbiamo imparato a conoscerlo noi, soprattuto la mia generazione che ha studiato sui sussidiari della scuola elementare l'Europa dei blocchi contrapposti e poi ha terminato gli studi in una Europa U.E., che andava da nord a sud e da est a ovest. Un'Europa che voleva andare oltre le differenze, oltre i confini nazionali, oltre le politiche dell' "ognuno per sè". Un'Europa che diventava un'unica voce nel mutato contesto mondiale, un'Europa - patria della democrazia ateniese, della rivoluzione francese e di Cesare Beccaria, del genio italico, della mescolanza di civiltà, lingue e culture - che finalmente doveva trasmettere al mondo un messaggio chiaro: si può crescere, si può stare meglio stando insieme, senza paura di mescolarci perchè solo con la conoscenza reciproca si può essere davvero portatori di pace e quindi di prosperità.
Il gesto di Oslo è l'atto osceno e plateale di un "male" che cova in occidente, quello stesso male che ha portato tanti disastri nella nostra storia di europei e nella storia di tanti popoli dei Paesi poveri.
Abbiamo il dovere di riflettere ma soprattutto il dovere di reagire con più tenacia a queste visioni deformi, il dovere di spostarci dall'orlo del baratro in cui rischiamo di finire. E' ora che l'Europa tutta - e non solo la parte progressista - scelga di essere davvero "EUROPA".
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