Si TAV o no TAV? Questo interrogativo è tornato alla ribalta negli ultimi giorni in occasione dell'apertura del cantiere in Val di Susa dove migliaia di persone (abitanti della valle e non) hanno manifestato contro l'inizio dei lavori per la costruzione i un tratto del CORRIDOIO V, previsto insieme agli altri 13 progetti strategici di sviluppo dell'Unione Europea nel 1996 (vertice europeo di Essen), poi ripresi al Vertice europeo di Cardiff nel 1998. Un progetto di lunga data oramai che ha avuto molti sostenitori e detrattori in Italia.
Sicuramente nelle fasi iniziali di progetto non si è proceduto ad un coinvolgimento diretto delle istituzioni locali e della popolazione, che per molto tempo è rimasta all'oscuro dell'opera, alimentando dunque preoccupazioni, a volte realistiche, molte altre no. Sicuramente in seguito, in particolare con l'ultimo governo Prodi, il progetto ha subito notevoli modifiche grazie al "passaggio" attraverso i pareri e le osservazioni di molti enti locali, trasformando il prodotto iniziale in un progetto sicuramente meno alieno e più "partecipato" rispetto a quello iniziale, meno impattante a livello paesaggistico.
Ma oramai i tempi delle opinioni sono terminati (così come la pazienza dell'Unione Europea che subisce le pressioni della Francia che preferirebbe spostare il percorso al di là delle Alpi, tagliondo fuori l'Italia): è il momento di partire con un'opera che, sebbene molti del movimento "no tav" ritengono inutile e dannosa, sarà uno strumento di sviluppo economico a livello nazionale e di miglioramento delle condizioni di vivibilità per la Val di Susa, interessata da un traffico merci su gomma che stressa le arterie stradali e che produce inoltre emissioni inquinanti.
E' dunque poco utile e dannoso il perpetuarsi di azioni di protesta a testa bassa, anche violente, per bloccare un'opera di rilevanza internazionale e la miopia con cui cisi ostina ad essere non contro questo progetto in particolare, ma contro qualunque possibilità che la linea TAV passi per la Val di Susa, la trovo sconcertante e simbolo di un popolo, quello italiano, troppo spesso in preda agli egoismi personali, di corporazione, o di campanile: possibile che l'interessa nazionale, l'interesse comune debba venire sempre e comunque meno rispetto a veti di singole comunità o pochi individui? Qual'è il punto di equilibrio?
Ovvio, ogni situazione ha un suo punto di equilibrio: di certo credo che nella storia della TAV in Val di Susa questo limite sia stato oramai superato.
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