sabato 17 dicembre 2011

LETTERA DI UN CATANZARESE “ALIENO” ALLA SUA CITTA’



E’ oramai certa la notizia delle dimissioni dell’ On. Michele Traversa da Sindaco di Catanzaro dopo soli 8 mesi dalle elezioni amministrative. E’ una notizia che colpisce un po’ anche emotivamente, anche vivendo quotidianamente lontano dalla città, proprio perché le proprie origini e il proprio territorio sono sempre e comunque nel cuore, proprio perché sopita cova dentro – nonostante tutto - quell’idea sbiadita di avere la possibilità di vivere laddove si è nati, laddove con uno sguardo abbracci l’infinita libertà del mare e il profilo sensuale dei dirupi montani.
Colpisce specie quando in alcune occasioni si è deciso di tornare, di provarci, di investire le proprie energie; e quando in altre occasioni, come nell’ultima campagna elettorale delle amministrative, si decide di appoggiare ufficialmente delle persone “nuove”, di scommettere su un futuro diverso, quanto meno di scommettere su una nuova battaglia da intraprendere, consci dei rischi e delle difficoltà enormi che una città del sud ti pone davanti.
E tornano in mente i ricordi di quei mesi entusiasmanti in cui persone, prima lontane, si riavvicinarono alla città e alla politica, decisero di scommettere di nuovo; giovani catanzaresi che, da tante città d’Italia e non, soffiavano con tutto il loro respiro per gonfiare le vele della città per intraprendere una nuova rotta. E tornano anche alla mente le critiche pungenti, sarcastiche, le definizioni che molti – politici e non – davano di questo movimento: “alieni” erano, eravamo. Salvatore Scalzo era un alieno venuto da Bruxelles, accompagnato evidentemente da altri alieni provenienti da chissà quali galassie sconosciute. 
“Ma cosa dovrebbero fare queste persone, inesperte, saccenti; cosa ne sanno della città, cosa sapranno mai di politica! Ma cosa volete: andatevene! Tornate da dove venite, chi credete di essere!”.
Ricordo che qualcuno, cittadini comuni (purtroppo anche giovani come me), attraverso i social network
incalzava anche me. “vai, vai! Tornatene a Roma!” come se vivere a Roma, o in un qualunque altro posto, fosse stata una colpa, una macchia. “voi che ve ne siete andati…”.
Si, noi che siamo andati via, noi che magari non avevamo la possibilità di avere un lavoro che ci permettesse di vivere. Noi che desideravamo semplicemente costruirci una vita da liberi,  senza dovere eterna riconoscenza a qualche capetto o qualche politico di turno. Noi che non avevamo magari famiglie abbastanza ricche da poter essere mantenuti da esse. Noi che non volevamo essere mantenuti dalle famiglie perché credevamo che essere adulti significasse essere indipendenti. Noi che abbiamo voluto aprirci al mondo esterno per apprendere e poi riportare a casa ciò che si imparava. Noi che abbiamo avuto allungato le braccia verso l'Europa, tenendo sempre lo sguardo rivolto al nostro sud.
Si, noi “alieni”, noi che non siamo stati scelti dai cittadini catanzaresi; noi figli di una città e di una terra amara che non ci ha voluti, né quando c’eravamo, né quando volevamo tornarci.
La città ha preferito coloro che proclamavano amori fedeli e passioni intramontabili, coloro per i quali amare una città significava giusto amarne una squadra di calcio e non i suoi abitanti; coloro per i quali amare una città significa depredarne le risorse, naturali, culturali, economiche; o peggio illuderla promettendo cieli azzurri e prati in fiore. O ancora peggio abbandonarla davanti alle prime difficoltà incuranti del destino d ei suoi abitanti.
Questo è l’amore “indigeno” rispetto a quello degli “alieni”?
Ed  ecco l’epilogo: un “sogno” mal composto eppure vincitore: una cicala che, dopo aver scorazzato vanitosa nei mesi estivi davanti gli arenili – asfaltati - di Giovino, muore all’arrivo del primo inverno.

venerdì 16 dicembre 2011

BROOKE LOGAN E’ DI CATANZARO

Si scoprono sempre cose nuove di questa città, che si pensa di conoscere bene e invece così non è. Scopro infatti che Catanzaro è una città di amori passionali e travolgenti: di bionde che s’innamorano perdutamente del loro “Ridge”, sia esso un uomo, un’oggetto ,un’idea, una città.  Questa tipologia di “brooke logan” di cui scopro l’esistenza veste i panni del politico, per giunta ben rodato.
E’ proprio come in una soap: amori appassionati, dichiarazioni di affetto eterno, di riconoscenza. Brooke Logan di Beautiful ha queste caratteristiche: ama, perdutamente presa dal sentimento che tutto travolge e tutto condiziona. La “Brooke” di Catanzaro non è bionda ovviamente, potremmo dire essere semmai brizzolata – colore che, più che in America,  va di moda nell’Italia comandata dai “vecchi”,e spesso incapaci – ma anch’essa appassionata: la nostra Brooke ha il suo Ridge -la sua Catanzaro - è perdutamente innamorata di lei. Alla Brooke di Catanzaro mancano giusto le lacrime che copiose scendono dal volto della protagonista di Beautiful; in compenso, a quella nostra non manca la faccia, una bella faccia tosta; una bella faccia di bronzo potremmo dire. Eh si, la nostra Brooke fa anche concorrenza a quella vera: in meno di un anno passa dall’amore infinito verso la sua città al divorzio da essa, dal matrimonio all’abbandono per “Eric”, impersonato da una bella e ricca poltrona  a Montecitorio. E chi se ne frega se i figli – i cittadini catanzaresi - ne subiranno le conseguenze peggiori.
 Si, si, dev’essere così: la vera Brooke Logan non sta a Los Angeles ma vive qui: Brooke è di Catanzaro, non ho dubbi. E come dire di no a Brooke! Noi siamo di buon cuore, siamo per il sentimento, e che ci importa se poi  Brooke abbandona Catanzaro e preferisce la poltrona di Roma..
E’ oramai passato un anno da quando iniziarono i fermenti per la campagna elettorale delle amministrative di primavera, un anno da quando si iniziava a fare il toto candidati dello schieramento di centrosinistra da schierare contro l’”invincibile” Michele Traversa.
In meno di un anno Michele Traversa si candida come Sindaco di Catanzaro, vince le elezioni in aprile e, entro dicembre, rassegnerà molto probabilmente le dimissioni preferendo abbandonare il governo della città “tanto amata” per tenersi ben stretta la poltrona di deputato (con relativo ben remunerato compenso). I catanzaresi adesso si mettano davanti allo specchio e guardino finalmente quello che il loro voto ha prodotto.

lunedì 5 dicembre 2011

IL VALORE DEL REDDITO MEDIO

All'indomani della manovra economica del governo Monti, con la quale si varano norme dure di sacrifici per molti italiani, viene da chiedersi chi siano coloro che realmente subiranno le conseguenze più funeste da questo sacrificio necessario per la salvezza del Paese. Tutti i soggetti in causa hanno tenuto a sottolineare la volontà di non tartassare il ceto medio, la spina portante dei consumi del Paese. "non abbiamo aumentato l'IRPEF sul ceto medio", "non tasseremo i patrimoni del ceto medio", "non tasseremo il ceto medio degli impiegati pubblici", ecc... Ma, a ben sentire queste argomentazioni, si scopre che la politica ha un concetto di reddito medio diversa rispetto a quella di molti, sicuramente diversa rispetto alla mia. Per il governo, e per vari partiti, un reddito medio annuo di una famiglia normale si aggira fra i 55 e i 70 mila euro: una cifra che non è certo la "normalità" delle famiglie comuni, quelle che soffrono di più la crisi di questi tempi (e di certo non possono soffrire particolarmente la crisi coloro che lavorano nel pubblico, in quanto il loro salario è iper garantito). Sarei curioso quindi di sapere se è questo il reddito medio degli italiani, cioè il reddito di una buona parte delle famiglie italiane, oppure se questa cifra è il frutto semplicemente aritmetico della media calcolata sommando tutti i redditi del Paese a prescindere dalla effettiva distribuzione in termini percentuali sulla popolazione di quelle fasce di ricchezza.

domenica 4 dicembre 2011

PAGHERANNO SEMPRE GLI STESSI (?)

Dando un rapido sguardo ad una tabella comparsa sul sito del Corriere della Sera - che posto di seguito - mi son reso subito conto di ciò che accadrà prossimamente a molte famiglie italiane. Qualunque sia l'ipotesi in campo (ce ne sono v arie ma ancora c'è da dire che non conosciamo i dettagli reali) la prima manovra economica del governo Monti rischia di essere la solita scure per i soliti contribuenti che già pagano e che hanno sempre pagato.
Ovviamente per le valutazini di merito bisogna attender il testo definitivo ma ci sono questioni di cui non ho sentito parlare nemmeno nelle indiscrezioni, nemmeno  come ipotesi al vaglio: dov'è la patrimoniale per i grandi patrimoni? si parla di nuova ICI (o IMU) in modo generico ma vorrei sapere se verrà imposta anche agli immobili ecclesiastici: sarà così? Liberalizzazioni: si faranno? e su chi? La tracciabilità dei pagamenti sarà fissata ad una soglia abbastanza bassa? Noi giovani avremo qualche vantaggio dalle misure adottate o continueremo a pagare ingiustamente per i debiti folli dei nostri padri? Spero di avere presto delle risposte a tutto questo perchè io, come molti della mia generazione, vivo con preoccupazione il presente e guardando al futuro come una massa nera in cui campeggia un punto interrogativo.

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Economia/2011/12/04/pop_confronto.shtml

mercoledì 23 novembre 2011

PRONTUARIO DELLE ALLUVIONI (ANNUNCIATE): LACRIME DI COCCODRILLO DI UN POPOLO SENZA MORALE PUBBLICA

foto tratta da www.catanzaroinforma.it -
Catanzaro, torrente Fiumarella 22 novembre 2011
L’ennesima pioggia violenta, l’ennesima alluvione. Il cinismo mi fa sorridere a denti stretti: un ghigno beffardo. Il sorriso cattivo del “te l’avevo detto”, del presuntuoso e del saccente, l’espressione facciale gaudente di chi dentro cova un misto di risentimento e di rabbia. E’ l’espressione bieca e nascosto della nostra moralità falsa ed ipocrita, che sussulta davanti ad un preservativo o ad un letto di un malato terminale e invece dorme beata ignorando la coscienza del bene collettivo. E’ il nostro ritratto, orrendo e ripugnante,  nascosto in quella soffitta in cui entriamo di rado, solo quando non ne possiamo fare a meno; per poi richiudere la porta in fretta e continuare a fare i “ Dorian Gray”.
Ecco quindi il “prontuario”, oramai scritto da decenni di “esperienze” in tema di dissesto idrogeologico:

“Una pioggia eccezionale”: è una delle scuse principali di cittadini ed amministratori: nascondere i risultati delle proprie azioni, attribuendo alla natura colpe non sue. Misurare la quantità di pioggia caduta è uno degli strumenti dell’autocommiserazione conseguente.

“Esondazione”: è una parola il cui significato è storpiato per le auto giustificazioni. I fiumi non esondano dal loro letto: siamo noi con i nostri edifici – spesso orribili – ad aver occupato lo spazio di quei fiumi.

“Frana”: termine associato quasi sempre a “strada interrotta”, città isolata”, “traffico”. Le frane sono quasi sempre colpa nostra. Siamo infatti noi a disboscare in modo incivili e i territori, siamo noi che non ci occupiamo di tenere viva l’agricoltura e quindi la cura dei terreni, specie di quelli scoscesi.

“Il Comune mi impedisce di costruire la mia casa: io la faccio lo stesso”: tipico pensiero di chi non accetta vincoli di legge, considerandoli orpelli inutili, catene che negano la libertà individuale. E’ il “Comune” ad essere in torto, non io. 

“La mia casa è stata portata via: ho perso tutto”: espressione tipica di chi ha posseduto un’abitazione quasi sempre edificata in luoghi a rischio idrogeologico. In questi casi l’edificio o è edificato regolarmente in zone pianificate malissimo – da coloro che noi eleggiamo insieme ad altri cittadini come noi, tecnici “non politici” ma compiacenti  - o è costruito abusivamente, quindi sotto piena coscienza del proprietario che, dopo l’alluvione, pretende anche – e l’ottiene – un contributo dallo Stato che ha precedentemente frodato.

 “Noi politici dobbiamo riflettere…”: tipicissima espressione di chi, sempre dopo il disastro – e mai prima – pretende di purificare la sua anima sporca pronunciando frasi di cui non conosce il significato. Solitamente questa fase di “purificazione” dura da una settimana a pochi mesi, in base al numero di morti e feriti contati alla fine dell’evento alluvionale.

Rabbia”: tipico sentimento che si diffonde rapidamente negli animi delle persone all’indomani di questi fatti. Solitamente l’oggetto della rabbia sono i politici inetti e incompetenti (ed eletti dalle persone stesse) che non hanno agito preventivamente per evitare il disastro. Anche qui evidente il fenomeno del lavaggio temporaneo di coscienza, a trenta gradi, giusto per dare una parvenza di pulito. Anche in questo caso, il numero di danni e morti determina la durata di questo stato di indignazione.

“Ricostruzione”: un tema classico: la ricostruzione post evento alluvionale. Puntualmente il momento della ricostruzione  ha già dimenticato il momento dell’emergenza. Si ripropongono nella maggior parte dei casi – a spese ovviamente dei cittadini - i “ripristini” dello stato di fatto dei luoghi ante disastro: è il via libera tacito e compiacente della politica e dei liberi cittadini al prossimo evento “catastrofico”.

domenica 13 novembre 2011

SI VOLTA PAGINA

Eh si, da ieri si ha proprio la sensazione di aver voltato pagina. Aver vissuto in prima persona l'atmosfera di attesa e poi di liberazione per le strade di Roma ha confermato quella che era una sensazione tutta personale.
Ho voluto partecipare direttamente ad un momento storico per la storia della nostra Repubblica e per la nostra politica: la fine di un' era dominata da un personaggio che, nel bene e nel male, ha catalizzato sempre e comunque l'attenzione degli italiani, dei media, di coloro che ci osservavano e coloro che ci giudicavano.

La gente scesa per strada ieri, che urlava contro Berlusconi e i suoi accoliti non era organizzata ovviamente - come tentano ancora di strombazzare oggi i suoi "discepoli", con quel poco di voce rimasta loro.. Erano persone che non hanno mai creduto al sogno berlusconiano o che ci hanno creduto e ne sono rimasti delusi. Non c'erano bandiere di partito, non c'erano slogan e cartelli contro una parte politica: i messaggi erano rivolti contro una persona. Quella persona che ha diviso gli italiani per quasi venti anni, che li ha illusi proponendo un modello fatto di lustrini e luci della ribalta, battute scherzose e vizi spacciati per normalità, li ha umiliati agli occhi del mondo, li ha resi meno capaci di reagire, di discernere, di vedere la verità dei fatti.

E oggi questa verità la vediamo, ne distinguiamo bene le macerie, la sciatteria, la vergogna, l'umiliazione.
Noi, il Paese della cultura, della storia, dell'intraprendenza, della creatività; il Paese dei migranti, dei lavoratori onesti che hanno fatto sacrifici e hanno risalito la scala sociale dei Paesi che li hanno ospitati; il Paese delle idee geniali, dell'estro artistico, della gioia di vivere; il Paese della famiglia, dei valori umani, della solidarietà.
Venti anni in cui molto di questo è venuto meno, si è sbiadito, si è intaccato, certamente è scomparso agli occhi del mondo.

E' il momento di ritirare fuori tutto questo, di rialzare la testa, di sperare e di pretendere la dignità che ci è stata tolta. E' anche il momento di tornare ad essere un Paese normale, dove la contrapposizione politica e le visioni diverse della società si contrappongano in modo chiaro, anche duro, ma rispettoso; dove, nei momenti di difficoltà e nelle scelte fondamentali ci si ritrovi in dei valori e delle regole comuni; è il momento in cui si deve ritrovare il sentimento della generosità, dell' "unione fà la forza", come italiani.

domenica 16 ottobre 2011

COSA CI RESTA

15 OTTOBRE 2011, un'altra data "nera" per l'Italia, per la democrazia, per la libertà di noi cittadini. Ieri ho vissuto in parte ciò che è avvenuto, abitando nel quartiere teatro degli scontri, e stamane ho fatto un giro a piedi nelle strade qui intorno per vedere cosa fosse successo. Il proprio sguardo, più che la TV o internet, comunicano con più profondità ciò che è avvenuto, spinge a riflettere maggiormente nel silenzio di quegli scheletri di automobili incendiate, di quelle vetrine sfondate, di quelle scritte sui muri, di quel cattivo odore di bruciato nell'aria come se mi trovassi fra le strade di Beirut.

E allora mi son chiesto "cosa ci resta?"; cosa resta a noi cittadini di quella democrazia per la quale combatterono i partigiani, di quella Costituzione garante dei diritti e delle libertà di noi tutti?  Cosa è rimasto alle centinaia di migliaia di persone che ieri ho visto sfilare sotto i miei occhi e che di fatto sono state private della loro libertà di esprimere un punto di  vista legittimo, un'idea, un'alternativa? Cosa è rimasto a quei lavoratori che si ritrovano il loro posto di lavoro distrutto? E a quelle famiglie che hanno perso le loro auto...Cosa è rimasto a noi abitanti dell'Esquilino e in generale a tutti gli italiani che, in queste occasioni, vivono di fatto una limitazione alla libertà personale, vivendo con timore anche l'uscita dal portone di casa propria ( sensazione che ieri ho provato fino a notte fonda)?.

Ho letto qualche commento su facebook di persone che, giustamente irritate dal teppismo, inveiva contro "le manifestazioni", credendo che, vietando i cortei, si possa risolvere il problema delle bande criminali.
A mio avviso non è questa la soluzione, anzi: credo che il monito che viene da un'esperienza del genere sia proprio opposto.
E' tempo di ricostruire, è tempo che i cittadini italiani non lascino più le tematiche del vivere civile, dei problemi economici e sociali in mano al solo "spontaneismo" o semplicemente "agli altri". Non possiamo credere nei super eroi che ci salveranno, nelle ideologie che ci porteranno il paradiso, nelle "rivoluzioni" che stravolgeranno l'assetto attuale.  E' evidente, specie dopo ieri, che non basta: non basta l'indignazione in sè, non basta la manifestazione in sè, non basta e non serve definirsi "indipendenti", non serve ancor di più il menefreghismo.
Indipendenti da cosa? Dal "sistema"? Dai Partiti?


I partiti. Dopo ieri con più convinzione penso che l'impegfno di tutti noi, di tutti coloro che vogliono contribuire al cambiamento, debba avvenire proprio li, in quelle sedi - per giunta legittimate dalla Costituzione - che molti oggi disprezzano, dall'esterno, e che però non sostituiscono con alternative migliori; è in quella sede che i cittadini devono portare il cambiamento, oltre che sbandierandolo nelle piazze.

domenica 9 ottobre 2011

IL PAPA TIEPIDO CON LA 'NDRANGHETA

Oggi il Papa è a Lamezia Terme, in Calabria. La mia regione, si sà, è una terra difficile, amara, piegata da decenni alla criminalità organizzata più potente al mondo. Le mafie nel sud crescono rigogliose da tempo, avviluppano nei loro tentacoli pezzi sempre ppiù grossi di economia, di politica, di società.

La Chiesa, nonostante timidi attacchi e tenui condanne, non ha mai preso posizione nette di condanna vera e dura. Eppure, e si sà anche questo, quanto le mafie attingano alla sfera del sacro, quanto i loro affiliati si dicano devoti e realmente partecipano spesso anche ai riti sacri o alle feste sacre sotto gli occhi indifferenti o consensienti delle autorità religiose locali.

Perciò anche la visita odierna di Benedetto XVI in Calabria è un'altra occasione persa - e persa già in altre circostanze da questo Papa e dal precedente Giovanni Paolo II - per condannare la 'ndrangheta e le altre mafie in modo definitivo. Perchè il Papa non ha mai lanciato ufficialmente la scomunica contro tutti i mafiosi? Perchè non si preme continuamente affinchè i propri parroci vigilino ed eventualmente siano puniti in caso di palese partecipazione dei mafiosi locali alle attività e agli avvenimenti sacri nelle parrocchie?

Ancora ricordo con emozione la bara di Piergiogio Welbi davanti ad una chiesa sbarrata ed ancora vedo con rabbia i funerali in pompa magna dei mafiosi italiani all'interno delle stesse chiese.

mercoledì 5 ottobre 2011

LA MIA INDIGNAZIONE PASSA PER BARLETTA - e non per Perugia

E' notevole osservare la differenza di accento fra due notizie così diverse, sia nella cronaca che nel valore reale e simbolico. Da un lato l'assoluzione di Amanda e Raffaele sul delitto di Perugia, che ha smosso vagonate di gente davanti al tribunale a urlare "vergogna", decine di troupe televisive italiane e straniere, titoloni a prima pagina sui giornali e titoli di apertura nei tg; dall'altro la morte di lavoratrici sfruttate sotto il crollo di una palazzina, la notizia che scivola via con una certa velocità, l'assenza di "indignazione" popolare.

E' il classico esempio che ci fa capire un pò dove siamo arrivati in questo Paese: conta di più per l'opinione pubblica, e distrae di più, un fatto privato - un omicidio - assolutamente ininfluente e insignificante per la vita pubblica che un evento tragico paradigmatico di tanti altri casi simili esistenti in Italia, simbolo di una condizione di vita di migliaia di persone, di una problematica che ci interessa tutti. Fa più clamore un delitto "privato" che un omicidio preannunciato, intriso per giunta di storie di sfruttamento professionale ed umano. 

La mia indignazione dunque sta li, a Barletta; mi chiedo perchè davanti a quella casa crollata, a quel monumento al lavoro nero, non ci sia una folla inferocita a urlare "vergogna", "ora basta", "condizioni di lavoro decenti per chiunque", "e lo Stato dov'è", "la nostra vita vale 4 euro l'ora?" ecc...

E' proprio vero: molti italiani che scenderebbero davanti ad un tribunale per indignarsi per una sentenza che non li riguarda, probabilmente non scenderebbero ad indignarsi per il futuro dei loro figli.

lunedì 3 ottobre 2011

..E I DIRITTI CIVILI?

Il PD, partito a cui sono iscritto e in cui milito convintamente, ha da poco pubblicato una interessante raccolta di tutte le proposte elaborate e votate fin qui dall'Assemblea Nazionale del partito che costituiscono finalmente l'ossatura programmatica che tante volte ci è stato rimproverato di non avere. Le proposte sono riassunte sotto il titolo "L'Italia di domani". E' vero. Le proposte ci sono, sono frutto di un dibattito democratico, di una votazione democratica, di menti esperte dei vari settori: economia, fisco, politiche sociali, energia, infrastrutture, cultura, scuola, ecc. E' davvero un insieme coerente di proposte, è una visione che il PD offre all'Italia del futuro. 
Scorrendo l'indice ho però notato un tassello mancante, un vuoto: i DIRITTI CIVILI. 
Dove sono finiti? 
Li ho cercati fra le righe di argomenti "compatibili" ma  li ho trovati solo in parte. Non ho letto di testamento biologico, di coppie di fatto eterosessuali ed omosessuali, di laicità dello Stato, di riproduzione assistita e inseminazione artificiale, di adozioni per i single. Eppure sò che il partito ha prodotto molti confronti in merito a questitemi, a volte facendo proposte - timide - anche in Parlamento. 
Perchè il PD ha difficoltà a parlarne e a trovare una sintesi in un documento programmatico, al pari degli altri temi?
E' così difficile raggiungere posizioni di intesa fra le "anime" (se mai esistono davvero)? 
E queste anime possono veramente dividersi su temi che dovrebbero invece avere una larga condivisione (come presumo ce l'abbiano già nella società italiana)? 
Perchè, se non si mette in discussione la legge attuale sull'aborto, si ha tanta fatica invece a voler riconoscere il diritto alle unioni di fatto o al testamento biologico? 

Sono interrogativi che pongo a tutti gli iscritti, i simpatizzanti, i dirigenti che - come me - pensano che il PD sia l'unico partito che, attualmente, possa imprimere un vero cambiamento al Paese ma che deve avere il coraggio di offrire una visione completa di ciò che siamo e soprattutto di ciò che vogliamo per il futuro del nostro Paese.

venerdì 23 settembre 2011

LA LISTA DEI POLITICI GAY E OMOFOBI: CONTRADDIZIONI DELLA DESTRA ITALIANA (E NON)

Come è stato annunciato nei giorni scorsi, oggi è stata diffusa la lista dei primi dieci politici italiani noti che, sempre secondo i promotori dell'iniziativa, sarebbero omosessuali nei comportamenti privati ma omofobi nelle azioni pubbliche e nei voti parlamentari, nonchè nelle opinioni esternate davanti ai media.
Ovviamente non possiamo avere la certezza delle informazioni date, ma sicuramente c'è un fondo di verità in questo discorso, che è poi il succo - a mio parere - dell'iniziativa: rendere chiaro ed evidente, agli occhi del pubblico, che la nostra politica - specie nel campo dei diritti civili e naturali degli individui e delle coppie - assume posizioni ipocrite, reazionarie, spesso "vaticanizzate". Per compiacere la cosiddetta "morale cristiana" vessano di fatto la vita di milioni di cittadini che vengono privati della loro dignità e dei loro diritti, naturali e civili.  Di seguito l'elenco di questi politici che ho ricopiato dal link
http://listaouting.wordpress.com/ .
ECCO I NOMI:

1.  FERDINANDO ADORNATO
2.  MARIO BACCINI
3.  PAOLO BONAIUTI
4.  ROBERTO CALDEROLI
5.  MASSIMO CORSARO
6.  ROBERTO FORMIGONI 
7.  MAURIZIO GASPARRI
8.  GIANNI LETTA 
9.  MARIO MILANESE  
10. LUCA VOLONTE'

giovedì 15 settembre 2011

ITALIANI E LA DIGNITA' PERDUTA

Sono giorni duri per noi italiani: il governo ci ha regalato due manovre che alzeranno la pressione fiscale al 46%, la ripresa è assente, i giovani senza lavoro sono a cifre record. Stiamo perdendo tutto, non solo ricchezza, speranza, talenti, voglia di reagire: stiamo perdendo - o è già persa - quel pò di dignità che faticosamente ci eravamo costruiti, rispetto di fronte agli occhi dell'Europa e del mondo. Ma al nostro "Presidente" non importa nulla.
Berlusconi non ha saputo gestire la nave: non ha voluto vedere la tempesta in arrivo, non ha saputo reggere il timone durante la tempesta..anzi, ci ha fatto sbattere sugli scogli, mentre lui, nocchiero da strapazzo, gozzovigliava con le sue ragazze e ragazzine, e i suoi compagni di piacere e di affari. Per giunta il coro di commentatori, di parte e prezzolati, a difesa della condotta di quest'uomo di plastica, e una folta schiera di italiani che intona con loro l'inno di lode "meno male che Silvio c'è".
Eppure oramai il sogno sta finendo, è finito, e tutti dovranno svegliarsi e vedere la realtà cruda e scarna. Tutti vedranno l'Italia per quello che è diventata, tutti ascolteranno le grasse risate di chi ci guardava prima con divertita meraviglia, ora con sospetto, domani con disprezzo.
Cosa potrebbe salvarci: Una rivolta generale? una barricata continua? _Un assalto a tutti gli uomini al potere e al governo, a suon di ortaggi e insulti? Cosa? Oramai è da tempo che me lo chiedo ma poi mi fermo perchè penso subito a una cosa "tanto gli italiani staranno fermi e impassibili, ancora una volta".

martedì 6 settembre 2011

C'ERO ANCHE IO

Nonostante l'impegno irrimandabile sul cantiere archeologico, abbiamo trovato il modo di assistere al discorso di Susanna Camusso giusto vicino all'area archeologica, alle spalle del Colosseo. Ieri avevo aderito col cuore allo sciopero di oggi: oggi ho anche partecipato per una piccola parte allo spirito della giornata. Per giunta da un punto di vista un pò diverso: quello dello studente di master alla Università La Sapienza. Università che, insieme a tutte le altre, ha subito e subisce ogni sorta di taglio da parte di questo governo, così da intaccare la ricerca - come quella archeologica - e quindi le nuove opportunità di sviluppo e di occupazione per noi giovani, specie in quei settori in cui l'Italia dovrebbe essere punta di diamante.

Una protesta contro un governo che, pur di difendere a tutti i costi gli straricchi e i furbi, riversa sulla maggiorparte degli italiani il costo di una crisi non causata da noi, e negata e mal gestita da chi avrebbe dovuto risolverla.

lunedì 5 settembre 2011

PDL-L=PD : UN'EQUAZIONE EVIDENTEMENTE SBAGLIATA

Da alcuni anni siamo abituati all'espressione "PD - L" oppure alle frasi tipiche del qualunquismo più sfrenato "son tutti uguali", oppure "destra o sinistra, non cambia niente..". E speso il giornalismo d'oggi è capofila nel mettere in risalto a piacimento questa o quell'altra vicenda, per tentare di dimostrare sempre questa equazione che come un mantra ha risuonato in questi anni. E questo è uno dei mantra preferiti di Beppe Grillo, il comico che dice di essere comico ma è politico, ma senza le p... di scendere in campo e "sporcarsi le mani"; abilissimo però nello sporcare  - e non solo le mani - di chiunque altro, senza distinzioni.
Arriviamo al dunque: Penati è sotto inchiesta con gravi accuse: Penati ha fatotdei passi indietro da varie cariche di partito.
Ma il partito ha dimostrato di avere una linea certa e solida, un percorso chiaro che ha visto il riunirsi della commissione di garanzia, la valutazione delle accuse e della situazione, e una decisione univoca e cristallina: la sospensione dal partito.
Vorrei che tutti i commentatori facessero un minimo di raffronto fra situazioni simili o ben peggiori che hanno luogo in altri partiti, a cominciare dal PDL. Perchè non siamo tutti uguali, non lo siamo già ora e speriamo non lo saremo ancor di più in futuro.

HO DIRITTO A UN FUTURO! - SCIOPERO GENERALE 6 SETTEMBRE 2011

Come molti, anche io mi sono posto questioni, ho riflettuto sui dubbi circa la proclamazione di uno sciopero, quello della CGIL di domani, che riproponeva ancora una volta uno scenario che non condivido: una serie di sindacati che, in ordine sparso, da anni non sono più riusciti a far fronte comune contro i tentativi reiterati di intaccare - con la scusa della crisi - alcuni diritti che, fino a pochi anni fà, erano considerati acquisiti. Diritti che nell'ultimo decennio non sono già parte della cultura di tutta la società italiana, ma solo dei più avanti in età; i giovani, noi giovani, siamo soggiogati da un sistema di impieghi precari, fatto di vessazioni e ricatti di ogni sorta, soprattutto caratterizzati da un'assoluta incoscienza rispetto all'idea di sentirsi parte di una categoria unitaria, di un gruppo solidale, di un insieme di individui che si uniscono e si aiutano nel momento della difficoltà, nel momento in cui c'è da chiedere condizioni migliori per tutti. Ero dubbioso rispetto alle rimostranze di parte dei sindacati, a volte fin troppo energici nel difendere i diritti di parte dei lavoratori italiani - a volte parte in cui si annidano anche problematiche quali l'assistenzialismo cronico di alcune categorie  - dimenticando per troppi anni le nuove leve del mercato del lavoro, oramai in gran parte prive della minima tutela.
Ma come , d'altro canto, stare inermi di fronte a ciò che vedo socrrere sotto i miei occhi in queste settimane, di un governo - un re e la sua corte - palesemente inadeguata a far uscire l'Italia da questo grave momento; anzi, un governo che se ne infischia dei nostri disagi, delle sofferenze che la crisi sta causando; se ne infischia delle ingiustizie sociali, dei furbi che continuano a desserlo sempre più, di coloro che non pagano e continuano a non farlo, di coloro che perdono il lavoro e da mesi e mesi non trovano altro.. Se ne infischia di noi, di noi giovani, delle nostre capacità, delle nostre menti, dei nostri titoli di studio. Se ne infischia della cultura, delle risorse immense che l'Italia ha in sè e che non sfrutta. Se ne infischia di tutto.
E allora me ne infischio anche io: inutile ragionare troppo, inutile in questo momento chiedersi se fosse giusto o meno la forma della protesta, se ci sono tutti o solo una parte. Sò solamente che voglio il diritto a un futuro, il futuro che mi spetta.
Domani sarò, per motivi di studio, a scavare in un cantiere archeologico accanto al Colosseo: sarò col corpo nel recinto, ma con le orecchie e gli occhi pochi metri al di fuori, per ascoltare Susanna Camusso e per solidarizzare con tutti i partecipanti. E sul caschetto di protezione, metterò un segno della giornata.


mercoledì 31 agosto 2011

AGLI ITALIANI PIACE IL SESSO ANALE

Terminate le mie ferie, si ritorna alla vita "normale" ma con una costante che ci ha accompagnati per tutta l'estate: la manovra economica che è in discussione in Parlamento. L'ennesimo atto scelerato nei confronti degli italiani, quelli onesti soprattutto, l'ennesima prova di quali siano gli interessi che questo governo di destra - oscurantista - difende a spada tratta, calpestando anche diritti considerati fino a poco tempo fà acquisiti.
E c'è un altor dato costante: l'inerzia degli italiani, l'ignavia oserei dire, il silenzio assordante di un popolo che, calpestato oramai ogni giorno in ogni sua parte, sta in silenzio e soffre - così dicono tutti i dati economici e sociali - che china il capo e guarda altrove, al mare, alle vacanze, alle riviste di pettegolezzi sulla spiaggia, alle giornate estive "spensierate". Le cicale che vedono lo sterco intorno a se e ci sguazzano dentro col sorriso, quelle che sanno che l'inverno è alle porte - da tempo direi - e continuano ostinatamente a godersi gli ultimi giorni di sereno perchè tanto poi una soluzione la troviamo, poi...
Italiani popolo che quindi dimostra di amare chi lo penetra così, chi lo prende per il.... per i fondelli. ricordo l'anno scorso questo paragone che Luttazzi fece parlando di assuefazione degli italiani alle inc......, alle "penetrazioni" di Berlusconi... alla indifferenza prima, se non alla goduria poi, con cui gli italiani lo aspettano e lo ricevono allegramente. Eh si, gli italiani se lo prendono dentor ben bene questo Presidente, lo amano per questo probabilmente. Noi, italiani senza attributi, senza indignazione, senza rabbia, senza dignità.

sabato 13 agosto 2011

BERLUSCONI SENZA MASCHERE: LE MANI - SUE - NELLE TASCHE, NOSTRE

Ed ecco l'epilogo della favola - o dell'incubo in base ai punti di vista: Berlusconi messo all'angolo dall'Europa, deve gettare la maschera e riconoscere implicitamente il suo fallimento. Tre anni di falsità, di analisi ottimistiche, di fiducia frettolosa, di sottovalutazione dei rischi e quindi di mancanza di misure per prevenire. Ma si sà, gli italiani fanno fatica a prevenire, preferiscono curare, e a caro prezzo, e questo è quello che evidentemente meritiamo, anche grazie alle scelte degli italiani nella cabina elettorale.

Ecco i risultati della manovrona dell'estate 2011: 195 MILIARDI DI EURO in tre anni, il cui peso ricadrà per la maggiorparte su chi già paga, sui ceti medi, su chi ha bisogno dei servizi pubblici di base. E non bastano le misure sui tagli ai costi della politica - ovviamente necessari e sacrosanti, anche se numericamente non rilevanti - a giudicare positiva una manovra che si abbatterà come una scure sui già disastrati redditi delle famiglie italiane, tagliando i fondi già sforbiciati ai ministeri, riducendo notevolmente i fondi per gli enti locali (tradotto: 6mld a Regioni, Comuni e Province +  8,5mld ai Ministeri: nuove tasse locali per tutti); altre accise sui carburanti, deroghe ai contratti nazionali di lavoro, e via dicendo.
Le poche misure di compensazione - finalmente recepite, dopo 2 anni di richieste esplicite da parte del PD, tipo la tassazione sulle rendite finanziare dal 12,5% al 20% o la reintroduzione della tracciabilità (solamente fissata a 2500 euro) non sono certo sufficienti a riequilibrare una manovra che avrà ricadute pesantissime su tutti noi.
GLI ITALIANI PAGANO L'INCAPACITA' DI QUESTO GOVERNO








lunedì 1 agosto 2011

ROMA, CAPITALE DI GOMMA

Ieri, domenica, avevo tentato di provare il servizio di bus navette che, per tutto il mese di agosto, sostituiranno le corse della linea A della metropolitana della capitale d'Italia; dopo un'attesa di circa 10 minuti alla fermata di Piazza Vittorio, arriva un autobus stracolmo di persone; oltre ad aver avuto un attimo di smarrimento, pensando di trovarmi a Calcutta o non so in quale altra città africana, ho ovviamente desistito dal tentare di salire a bordo e, tornando verso casa, ho giustamente aperto il lucchetto della bicicletta parcheggiata all'angolo della strada e mi sono diretto verso il centro. Sicuramente un percorso breve ma pieno di pericoli, nonostante fossi anche agevolato dalla chiusura al traffico domenicale di via dei Fori Imperiali.
A questo uniamo i lavori, oramai annuali,  dell'ammodernamento del nodo di cambio a Termini, dei disagi lungo il percorso della linea B1.
Basta poco a Roma per rendersi conto, ogni santo giorno, dell'inadeguatezza dei trasporti pubblici locali e di come la miopia (e gli interessi?) della classe politica e dirigente della città - purtroppo non solo quella capitolina - sia la causa dei disagi che le persone comuni devono costantemente sopportare. Ci si rende conto soprattuto di come Roma sia una città "di gomma", cioè un luogo che ha adottato come modello di sviluppo quello basato sullo spostamento su quattro ruote. E così la capitale d'Italia si ritrova con una rete di trasporti pubblici su ferro da vergognarsi al confronto delle altre capitali europee, sia come lunghezza in km che come qualità del servizio.

E direi che non c'è nessuna scusa che tenga, non c'è nessun ritardo nei lavori di consegna della nuova linea C o del tratto della B1 che possa far giustificare qualcuno dei politici presenti - o dei passati - sul fatot che non si è fatto abbastanza. I cittadini che non possono usufruire d servizi di trasporto pubblico efficienti e sufficienti, sono cittadini di serie B, sono cittadini che vedono mancare alcuni dei loro diritti, sono cittadini che sono esposti alla logica di mercato anche su questo, dove chi ha di più può spostarsi con più libertà (ma comunque con più stress di un pari cittadino europeo) e chi ha di meno vive una sorta di libertà "confinata", limitata nei tempi e negli spazi. Roma ha bisogno di un rilancio nel programma di sviluppo della rete ferroviaria metorpolitana: ha bisogno di progetti . lunghi nella redazione, ma più precisi e più corretti - e quindi di cantieri precisi e rapidi.
Roma ha bisogno di riprendere rapidamente il progettodella linea D della metropolitana, di allungare i percorsi delle attuali linee A e B e portare i capolinea fuori dal raccordo per creare dei veri poli intermodali di scambio e permettere, a chi viene dai comuni vicini, di non accedere al G.R.A.; ha bisogno di potenziare l'integrazione fra linee sotterranee della metropolitana e linee di superficie dell'anello ferroviario, aumentando le corse, creando un sistema di nodi di scambio efficaci, funzionali, con percorsi facilmente percorribili e isolati dal traffico veicolare. In poche parole Roma ha bisogno della "democrazia del ferro".

domenica 31 luglio 2011

L'OCCIDENTE E LA LIBERTA' A CORRENTE ALTERNATA

Ancora oggi un altra notizia di massacro in Siria contro le proteste del popolo, da parte del regime di Bashar al-Asad. Notizia che si aggiunge a un fiume ininterrotto di fatti simili avvenuti in questi mesi non solo in Siria ma anche in altri Paesi, quali Egitto, Libia, Yemen, Somalia. Rivolte caratterizzate da un'unica richiesta di fondo: democrazia, libertà, opportunità per una vita al di fuori della povertà che attanaglia queste terre.
Non posso fare a meno di notare la differenza con cui l'Occidente si è mosso rispetto alle richieste di libertà di questi popoli: un orecchio, quello di noi occidentali, proteso all'ascolto solo a tratti, interessato a rapide soluzioni dei conflitti solo in determinati contesti e non in altri..e non credo ci sia bisogno di intuire le motivazioni di fondo di questo comportamento "a corrente alternata".

Allora ci si chiede cosa veramente siamo noi, quale sia il livello raggiunto dalla nostra civiltà rispetto alla tematica fondamentale dei diritti umani, dei principi di cui ci vantiamo agli occhi di altri popoli da noi definiti "arretrati".
Cos'è questa libertà che sbandieriamo quando più ci fà comodo: quella che ci spinge a portare guerre - su guerre esistenti - laddove rischiamo di perdere l'approvvigionamento di risorse energetiche? Quella che ci vuole protagonisti di negoziati - infiniti e spesso risolti in un nulla di fatto - in aree economicamente e politicamente strategiche? Quella che mette in secondo - o terzo - piano alcune informazioni e ne esalta altre, così da addomesticare e orientare la presunta capacità di scelta e giudizio autonomi di noi semplici cittadini? Quella che intende il mantenimento di una realtà acquisita per alcuni, a costo della non-libertà altrui?

Tutto questo lascia perplessi e probabilmente fà capire quanta strada dobbiamo ancora percorrere per aspirare a quell'idea di libertà che ha ispirato tante rivoluzioni, tante rivolte, tanti popoli affamati e oppressi in passato, nel presente e probabilmente anche nel futuro. E' forse insito nell'essere umano l'adagiarsi a compromessi "comodi" una volta raggiunti degli obiettivi: ma è anche insita nell'umanità la voglia di andare sempre oltre, sempre più avanti. Come uomini occidentali non possiamo dunque pensare di essere arrivati, nè forse avere la pretesa di salire in cattedra e insegnare troppo di democrazia e libertà: forse dovremmo acquisire maggiore umiltà nel nostor rapporto con "gli altri", forse dovremmo pensare a un lavoro multilaterale, a un ascolto più responsabile e più oggettivo, a cambiare anche il punto di vista sulla nostra ricchezza, sul fatto che forse - se tutti stanno meglio - stiamo meglio anche noi.

venerdì 29 luglio 2011

PD: MORALITA' DEL PARTITO E MORALITA' DEI POLITICI

Le questioni riguardanti la richiesta di arresto del senatore Tedesco, la presunta corruzione di Penati nella faccenda dell'ex area Falck di Sesto San Giovanni ha riproposto in questi giorni il tema della "questione morale".
Intanto mi chiedo se fin'ora il tema non fosse già presente, visti i numerosi casi, scoperti in questi anni, di episodi - se non di corruttela diretta - di "cricche" e sistemi di spartizione di potere operanti in vari settori della cosa pubblica. Mi domando inoltre il grande risalto - doveroso per carità - dato alla vicenda di Penati-indagato (quindi al momento nè rinviato in giudizio, ne processato, ne condannato in primo, secondo o terzo grado) rispetto ad altri casi passati e tutt'ora attuali di politici già rinviati in giudizio, già processati, già anche condannati con vari tipi di sentenze, a partire dal nostro amato Premier.
A parte questo, sento di fare una riflessione che si unisce alla riflessione di molti all'interno del PD o semplicemente da elettori del più grande partito di centro sinistra italiano: come leggere questi avvenimenti, come muoversi, quale linea adottare e quali correzioni eventuali apportare al sistema generale di funzionamento del partito.
Personalmente non mi piace l'assimilazione - tutta antipolitica - fra singolo esponente politico e partito: non la ritengo razionalmente e moralmente corretta.
Immaginiamo - e al momento possiamo solo ipotizzare - che Penati sia colpevole di tutto ciò di cui è sospettato.
Se un partito è serio, deve reagire immediatamente, deve mettere in azione gli anticorpi, deve chiarire subito da che parte sta: il PD fin'ora sembra averlo fatto: chiesto l'arresto del sen. Tedesco, ha chiesto le sue dimissioni; ha chiesto un passo indietro a Penati e ha dichiarato fiducia nella magistratura e nelle indagini. Il PD fin'ora ha dimostrato di averli degli anticorpi, qualunque sia l'esito delle indagini.
E allora la riflessione sulla moralità della politica non può farsi in un unico calderone: esistono diversi livelli di problemi e quindi diversi livelli di analisi delle reazioni. Non si può assimilare il comportamento di una o più persone al comportamento di un intero partito, non si può far finta che non ci siano differenze di reazioni ai fatti di questi giorni.
Un partito è tale quando vive a prescindere dai singoli esponenti, quando  quella sigla - in questo caso "PD" - è rappresentativa di idee e programmi, di un tipo di condotta politica e di una linea nella gestione dei ruoli e dei comportamenti interni, di un codice etico che si dà, nero su bianco. Quando qualcuno sbaglia, non segue quel codice o quella condotta, è giusto che venga riconosciuto, che faccia un passo indietro, che si sottoponga con serenità al giudizio della magistratura, che paghi se deve pagare. Il tutto perchè l'idea, il gruppo, devono essere la priorità del PD, proprio perchè il PD non è un partito-persona, proprio perchè il PD ha costruito un sistema che si autorigenera dal'interno grazie a meccanismi democratici interni, sia pur ancora a volte imperfetti. Finchè il PD sarà questo, qualunque indagine, qualunque scandalo o gossip non deve intimorire, nè deve generare il desiderio di "mollare", di pensare di non farcela: piuttosto deve stimolare la voglia di rinnovamento, di miglioramento, di partecipazione, di isolamento progressivo di ogni forma di malapolitica e corruttela.

martedì 26 luglio 2011

OSLO - UTOYA. L'Europa scelga di essere "EUROPA"

Sul racconto dei fatti non dirò nulla: il titolo è sufficiente, lo stupore non può placarsi, il silenzio è l'unica cosa che esprimo.
Gli spunti di riflessione generale e "lati" sono invece tanti, dopo l'emozione del momento. Intanto si sdogana finalmente l'esistenza reale di un estremismo legato a motivi religiosi di matrice cristiana. Infatti, nonostante ovviamente l'aspetto "psicopatico" del gesto dell'assassino norvegese, non si può più far finta che nel mondo occidentale non esistano gruppi estremisti - di destra cristiana fondamentalista - che inneggiano all'isolazionismo, alla "purezza" delle razze, all'incomunicabilità fra popoli e civiltà diverse. Gruppi che negano ogni forma di integrazione e che negano quindi la storia stessa dell'uomo, soprattutto dell'uomo europeo: dunque negano il concetto stesso di Europa così come abbiamo imparato a conoscerlo noi, soprattuto la mia generazione che ha studiato sui sussidiari della scuola elementare l'Europa dei blocchi contrapposti e poi ha terminato gli studi in una Europa U.E., che andava da nord a sud e da est a ovest. Un'Europa che voleva andare oltre le differenze, oltre i confini nazionali, oltre le politiche dell' "ognuno per sè". Un'Europa che diventava un'unica voce nel mutato contesto mondiale, un'Europa - patria della democrazia ateniese, della rivoluzione francese e di Cesare Beccaria, del genio italico, della mescolanza di civiltà, lingue e culture - che finalmente doveva trasmettere al mondo un messaggio chiaro: si può crescere, si può stare meglio stando insieme, senza paura di mescolarci perchè solo con la conoscenza reciproca si può essere davvero portatori di pace e quindi di prosperità.
Il gesto di Oslo è l'atto osceno e plateale di un "male" che cova in occidente, quello stesso male che ha portato tanti disastri nella nostra storia di europei e nella storia di tanti popoli dei Paesi poveri.
Abbiamo il dovere di riflettere ma soprattutto il dovere di reagire con più tenacia a queste visioni deformi, il dovere di spostarci dall'orlo del baratro in cui rischiamo di finire. E' ora che l'Europa tutta - e non solo la parte progressista - scelga di essere davvero "EUROPA".

mercoledì 13 luglio 2011

DIRITTO DI SCEGLIERE: BIOTESTAMENTO NEGATO

Ieri la Camera dei Deputati ha approvato la legge sul biotestamento targata centrodestra. Una legge che di fatto impedirà - per bocca di chi si vanta di averla approvata - situazioni come quelle di Eluana Englaro in cui un padre è riuscito, dopo una serie di vicissitudini e sentenze giudiziarie, ad eseguire le volontà della figlia, all'epoca diciassettenne, di interrompere il trattamento di nutrizione artificiale in caso di irreversibilità della propria condizione di salute.
Mi chiedo quale Stato democratico, liberale e occidentale abbia una norma simile a quella approvata ieri dal nostro Parlamento, in quale Paese lo Stato si inserisca a gamba tesa nella vita privata dei suoi cittadini, pretendendo di decidere sulla vita o sulla morte degli individui; la destra italiana non fa parte della destra moderata europea: è infatti una destra retrograda, oscurantista, vaticanista, illiberale, una destra che pretende di dare una interpretazione religiosa e di parte alle regole dello Stato - che invece dovrebbe essere laico e quindi equidistante; una destra che pretende di dire cosa è più giusto, cosa è morale, cosa è lecito e cosa non lo sia, che afferma l'esistenza di famiglie di serie A e famiglie di serie B, che entra nel letto degli italiani non accettando una esistenza paritaria per gli omosessuali, che non accetta che ognuno di noi decida della propria vita e pretenda che trattamenti invasivi, innaturali e artificiali come l'idratazione e nutrimento artificiali siano imposti a chiunque, qualunque sia la condizione effettiva di vita ( o non vita) dei pazienti e la loro effettiva volontà.
Semmai mi capitasse, io non voglio vivere come Eluana Englaro, non voglio vivere come Piergiorgio Welby, costretto ad essere massacrato e violato per anni pur volendo interrompere la sua vita, dopo aver passato una vita di gioie e sacrifici ma riconoscendo a un certo punto di non farcela più. Ma anche il diritto di "non farcela più" ci è stato tolto.

martedì 5 luglio 2011

TAV: PARADIGMA ITALIANO

Si TAV o no TAV? Questo interrogativo è tornato alla ribalta negli ultimi giorni in occasione dell'apertura del cantiere in Val di Susa dove migliaia di persone (abitanti della valle e non) hanno manifestato contro l'inizio dei lavori per la costruzione i un tratto del CORRIDOIO V, previsto insieme agli altri 13 progetti strategici di sviluppo dell'Unione Europea nel 1996 (vertice europeo di Essen), poi ripresi al Vertice europeo di Cardiff nel 1998. Un progetto di lunga data oramai che ha avuto molti sostenitori e detrattori in Italia.

Sicuramente nelle fasi iniziali di progetto non si è proceduto ad un coinvolgimento diretto delle istituzioni locali e della popolazione, che per molto tempo è rimasta all'oscuro dell'opera, alimentando dunque preoccupazioni, a volte realistiche, molte altre no. Sicuramente in seguito, in particolare con l'ultimo governo Prodi, il progetto ha subito notevoli modifiche grazie al "passaggio" attraverso i pareri e le osservazioni di molti enti locali, trasformando il prodotto iniziale in un progetto sicuramente meno alieno e più "partecipato" rispetto a quello iniziale, meno impattante a livello paesaggistico.

Ma oramai i tempi delle opinioni sono terminati (così come la pazienza dell'Unione Europea che subisce le pressioni della Francia che preferirebbe spostare il percorso al di là delle Alpi, tagliondo fuori l'Italia): è il momento di partire con un'opera che, sebbene molti del movimento "no tav" ritengono inutile e dannosa, sarà uno strumento di sviluppo economico a livello nazionale e di miglioramento delle condizioni di vivibilità per la Val di Susa, interessata da un traffico merci su gomma che stressa le arterie stradali e che produce inoltre emissioni inquinanti.
E' dunque poco utile e dannoso il perpetuarsi di azioni di protesta a testa bassa, anche violente, per bloccare un'opera di rilevanza internazionale e la miopia con cui cisi ostina ad essere non contro questo progetto in particolare, ma contro qualunque possibilità che la linea TAV passi per la Val di Susa, la trovo sconcertante e simbolo di un popolo, quello italiano, troppo spesso in preda agli egoismi personali, di corporazione, o di campanile: possibile che l'interessa nazionale, l'interesse comune debba venire sempre e comunque meno rispetto a veti di singole comunità o pochi individui? Qual'è il punto di equilibrio?
Ovvio, ogni situazione ha un suo punto di equilibrio: di certo credo che nella storia della TAV in Val di Susa questo limite sia stato oramai superato.

venerdì 1 luglio 2011

IL "NERO" CHE AVANZA - "nuova" politica, nuovo paesaggio

Siamo oramai in estate e le spiagge di Catanzaro tornano ad accogliere coloro che vogliono godersi il mare. Una delle caratteristiche di maggior pregio di alcuni tratti costieri è il contatto fra  natura marina e natura costiera, elementi che contribuiscono a creare un paesaggio per noi catanzaresi quasi scontato ma che ha forte qualità e genera un forte impatto su chi, turista, vede per la prima volta questi luoghi. Una città intelligente è una città che sa riconoscere il valore dei propri beni e sà esplicitarlo e renderlo pienamente visibile, accessibile e fruibile in tutte le sue sfaccettature, tenendo presente un principio molto semplice: la SOSTENIBILITA' AMBIENTALE di qualunque tipo di intervento di gestione dello status quo o di riconfigurazione architettonica, urbana e paesaggistica del nuovo. 
Spesso si utilizza la parola "sostenibilità" in tante occasioni, è spesso parola abusata da politici e/o parlatori di varia natura; abusata perchè appunto non compresa fino in fondo.
Pineta di Giovino - nuovo percorso carrabile
Ieri mi è capitato di imbattermi in questa fotografia - tratta dalla pagina facebook di qualcuno che ha avuto la sfortuna di vivere in questa esperienza - in cui, senza nulla dire di tecnico o di complesso, i miei occhi hanno immediatamente visto qualcosa che non và, qualcosa di mostruoso. Mi son venute in mente le lezioni seguite per anni alla facoltà di architettura, dove per anni ci hanno inculcato i concetti fondamentali dell'approccio attento all'esistente, dell'"ascolto" di un territorio, del comprenderne le complessità, i punti didebolezza e quelli di forza per arrivare ad una riconfigurazione innovativa, contemporanea ma rispettosa di ciò che costituisce il carattere fondamentale dei luoghi, il "genius loci".
E riguardo allora questo "NERO" CHE AVANZA (che si affanneranno a giustificare come "mezzo" per agevolare l'accesso e il percorso delle automobili nell'area). Il nero di una politica ignorante, volgare, rozza: una politica che promette mari, monti e biodiversità - verdi - e restituisce volgarità, nere come il colore politico che la caratterizza.

venerdì 17 giugno 2011

PD, AMMINISTRATIVE, REFERENDUM E LA SPINTA DEL "BEL VENTO"

Recentemente abbiamo assistito a due eventi di democrazia che hanno lasciato il segno: i risultati delle elezioni amministrative, che hanno ribaltato gli equilibri fra i due schieramenti principali attraverso soprattutto i risultati nelle grandi città; il risultato epocale del referendum, con un'affluenza alle urne fuori da ogni aspettativa e con un risultato incontrovertibile - la vittoria dei SI - che mette fine allla favola del Berlusconi che gode del sostegno della maggioranza degli italiani. Anche per il PD si leggono risultati incoraggianti: sia i risultati nelle singole città - ad eccezione di luoghi a sè come Napoli - sia i recenti sondaggi danno il principale partito di opposizione sulla soglia del 30%.
Ma come leggere questi risultati, come interpretare i numeri che oggi abbiamo a disposizione? Quale lezione deve trarne il PD, quale può essere la rotta da seguire per il prossimo futuro per non perdere la spinta di questo forte vento di cambiamento che si respira nel Paese?
 Il PD deve intanto riflettere bene su ciò che è avvenuto, in parte per meriti propri ma in parte per meriti altrui.
La strategia delle primarie - vere - del coraggio, delle scelte chiare ha premiato il partito in molte realtà locali (in primis Milano); sapersi mettere in gioco senza paura, saper ascoltare la voce dei cittadini ha prodotto risultati notevoli, anche se vari "commentatori" e opinionisti ancora minimizzano i risultati ottenuti dal PD alla tornata delle elezioni amministrative.
La posizione assunta dal PD riguardo ai referendum è invece un altro tipo di atteggiamento che ha in sè alcuni aspetti non chiari e non sempre condivisi anche da molta parte della base: mi riferisco alla tardiva adesione alla causa referendaria, per fortuna avvenuta grazie anche alla forte spinta proveniente dalla base del partito. E' vero, come dice Bersani, che la politica non possa far tutto e che ci debba essere un reciproco ascolto e una reciproca compensazione fra politica e società civile (o civica); è anche però vero che un grande partito riformista debba saper ascoltare di più, debba essere più vicino alle istanze che provengono dal basso, debba saper intercettare meglio lo spirito e le aspettative.
E allora penso che il Partito Democratico debba avere più coraggio: il coraggio paga, l'ascolto della base paga, la chiarezza paga. Ancora c'è un cammino interno da completare, a livello di dirigenza, che ancora in molti casi non si allinea alla volontà della base del partito che è più avanti dei suoi rappresentanti; c'è da riavvicinare alla politica una parte consistente di cittadini che se n'è allontanata; c'è da costruire realmente e al più presto una alternativa di governo chiarendo finalmente i confini della coalizione e stilando un programma di governo. Le premesse ci sono tutte per andare avanti e per vincere ancora: è tempo di non avere timori e spiegare completamente le vele al vento del cambiamento che ci farà uscire dalla palude in cui viviamo attualmente.

lunedì 13 giugno 2011

COLORI DI TUTTI, DIRITTI DI TUTTI



L'Europride Roma 2011 - che ha toccato il culmine con la parata di sabato pomeriggio - si è concluso ieri sera. Penso che la città di Roma abbia imparato molto da questa nuova esperienza, abbia ampliato lo sguardo. Lo spettro del visibile di molti romani si è dilatato, è lo spettro dei colori dell'iride, quei colori che compongono la bndiera simbolo dei diritti lgbt e non solo. Sono i colori che sabato mattina molti cittadini del quartiere Esquilino hanno potuto vedere, con i quali hanno preso confidenza. Colori che sono entrati nello sguardo abituale di tutti noi, colori con i quali i cittadini si sono anche divertiti, hanno giocato.L'idea del Circolo PD Esquilino di dipingere sabato mattina insieme ai cittadini uno striscione "rainbow" da portare alla parata dell'Europride è stata proprio questa: i colori della diversità, della libertà, della parita di diritti ed opportunità per tutti che entrano in contatto diretto con le persone, i colori del rispetto, della gioia, della voglila di stare tutti insieme che contaminano la vista - spesso grigia - della vita quotidiana; i colori che man mano si spandono sul fondo bianco, che invadono il vuoto e gli danno un significato; i colori che attraggono adulti, bambini, giovani e meno giovani, che uniscono le generazioni, le diversità che - tutte insieme - contribuiscono a comporre il meraviglioso mosaico dell'umanità.
E' insomma un messaggio di speranza e di condivisione che il PD Esquilino ha voluto lanciare alle persone del quartiere e non, un messaggio poi portato in giro per le strade di Roma, durante la parata pomeridiana dell'Europride; un messaggio costruito dal basso, partecipato, "sentito" dai cittadini e finalmente sbocciato sotto il caldo sole di giugno. Per una nuova primavera dei diritti, di tutti.

mercoledì 8 giugno 2011

12-13 GIUGNO 2011: ODISSEA NELLA DEMOCRAZIA ITALIANA

Ci si aspettava, un bel pò di anni fà oramai, un futuro assolutamente ben al di là dei limiti che l'Italia aveva in quel momento. Negli anni '60 e '70 specialmente, anni di progressi fortissimi in campo economico, sociale, nel campo dei diritti civili, delle promesse, delle aspettative di tutti; chissà cosa doveva suscitare l'anno 2011 che, oltre ad "odissee nello spazio", sicuramente faceva pensare a grandi traguardi, successi in tutti i campi.. e magari anche grandi cambiamenti sociali, costumi.. Ovviamente tutto in positivo, al meglio: più benessere, più tecnologia, più spazi conquistati, magari più democrazia.
Poi il 2011 lentamente è arrivato: alcune cose sono effettivamente accadute: siamo pieni di pc e cellulari, comunichiamo oramai ovunque con il resto del mondo, possiamo spostarci più rapidamente e ovunque....
Si ma c'è qualcosa che non và: viviamo condizionati spesso dai mass media, disprezziamo ogni forma di aggregazione politica in cui non si dica un "vaffa" o non si sia per forza "contro"... e ci stufiamo pure di andare a votare per dei referendum, anche per quelli che - come nel caso dei quesiti del 12 e 13 giugno su acqua, nucleare e legittimo impedimento - potrebbero dare una svolta anche epocale a tematiche fin'ora considerate basilari per l'assetto democratico o per il futuro di noi stessi e del nostro territorio.
Chissà come ci vedrebbero adesso quelli che negli anni '60 e '70...

sabato 4 giugno 2011

A PIAZZA VITTORIO LA TOLLERANZA NON ESISTE :)

La cosa divertente di questi giorni all'Esquilino, divertente e significativa allo stesso tempo direi, è fare una passeggiata nei giardini di Piazza Vittorio. Solitamente la piazza assume i caratteri della classica piazza cittadina: famigliole o solo mamme con bambini nella zona a loro dedicata, anziani a passeggio o seduti su una panchina all'ombra, tanti stranieri, radunati in comunità in base ai Paesi d'origine, turisti; e poi solito rumore di automobili, il tremore al passaggio dei tram e dei bus 105; un pò di noia, un pò di abitudine ipercosumata, sonno! In questi giorni invece questi ingredienti si ritrovano mescolati come per magia in uno sfondo un pò modificato per la presenza dei numerosi stands dell'Europride Park, dell'area spettacoli, dei bar provvisori; tutti sono immersi in un paesaggio più allegro, decisamente a sei colori, molto amichevole, sorridente, aperto.
Bambini che giocano a palla fra un gioco da giardino e uno stand di Arcigay, un papà che porta "a cavalluccio" il figlio intrattenersi ad una presentazione di un libro sull'omogenitorialità, famiglie a passeggio fra le mostre fotografiche "bear" o che si informano leggendo testi sui diritti civili, tanti anziani o stranieri seduti sotto al palco sul quale provano i ragazzi e le ragazze per gli spettacoli serali, con tanto di applausi. Mi chiedo dove siamo allora, dove mi trovo!
La risposta alla fine è molto semplice: mi trovo in un luogo che vorrei vedere un pò ovunque, un luogo dove coesistono realtà diverse o presunte tali, coesistono e si conpenetrano, si parlano, dialogano. Un luogo dove non c'è paura, un luogo gioioso e sereno, un posto dove tutti sono loro stessi e non c'è bisogno di affannarsi nel farlo.
Soprattutto mi sembra un luogo dove la parola "tolleranza" non esiste perchè nessuno tollera nessuno, ma tutti riconoscono tutti, alla pari. E' questa la società che voglio, è questa la civiltà della maggioranza degli italiani non ancora riconosciuta da chi ci rappresenta nelle sedi della politica.