mercoledì 20 aprile 2011

"POLITICA", BRUTTA PAROLA

Molti in questi ultimi due anni mi hanno chiesto - chi per gioco, chi per riderci, chi deluso, chi irritato - del perchè avessi scelto di iscrivermi ad un partito, di dedicare del tempo alla politica. Ho verificato quindi direttamente cosa rappresenti questa parola per tante persone, che siano conoscenti o gente che incontravo per strada: è una parola che ha perso in questi casi qualsiasi connotazione positiva.. Ed ecco le immagini spesso associate alla parola "politica": "affari", "fatti propri", "sò tutti uguali", "schifo", "corruzione", "ignoranza", "venduti", "non mi interessa", e potremmo continuare.

Ma allora perchè, nonostante tutto, ci ho messo il piede dentro?

Intanto ho capito che le persone che mi parlavano in quei termini non sono persone che odierebbero la politica in sè: loro odiano i politici, o meglio certi politici e certe politiche, e penso abbiano tutto il diritto di criticare! E mi associo anche io a molte di queste critiche.
Il problema però è un altro: la disaffezione e l'avversione, il totale disinteresse verso la politica, proprio perchè s'è perso di vista che cosa voglia dire fare politica. Io spesso cercavo di replicare a questo muro di indifferenza mista a rassegnazione, e replicando, ricordavo a me stesso le motivazioni che mi avevano spinto, e che ritengo valide tutt'ora:

- perchè la politica è necessaria in quanto insita nella natura umana, sia per evoluzione intellettuale della nostra specie che come istinto di sopravvivenza (gestire una società significa implicitamente proteggerla i virtù della continuità di specie)

- perchè la politica dunque esiste, esisteva ed esisterà, sia che noi ce ne interessiamo e partecipiamo attivamente, sia che ce ne freghiamo. E' un illuso infatti colui che pensa che, disinteressandosi totalmente della politica, ne sia libero e non ne venga condizionato.

- perchè dopo il momento della critica, del dire "no" a un qualcosa che non ci piace, si deve avere lo stesso slancio nel proporre un'alternativa, nel proporsi come parte di un progetto alternativo, come individuo che vuole dare un contributo, anche se limitato, alla causa comune. Se non si ha questo fine, la critica distruttiva in sè non porta a nulla, distrugge ma non costruisce, taglia la malapianta ma non ne coltiva una nuova.

- perchè la politica è dunque fatta di uomini, non è un'entità "altra", impersonale e intangibile; è dunque possibile plasmare la politica: è lungo forse, difficile, complesso controverso anche... ma possibile di certo, a tutti i livelli.

- perchè se non si spera, se non si ha la fermezza di credere che si può far meglio, che si può essere migliori di ciò che siamo ora, allora non servirebbe nemmeno vivere in una società: partiremmo per un luogo deserto, tornare in una caverna e n on riconoscere altri esseri umani se non se stessi.

2 commenti:

  1. Bravo Enzo! abbiamo bisogno, ora più che mai, di persone che vogliano cambiare il fango di cui siamo ricoperti, per uscire da questo pantano che disillude tutti.
    Ti sosteniamo alla grande! :)
    Pierpa

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